Anonimo tarantino (da Peacelink)
Taranto, 16/5/2014. Erano le 12 quando dal quartiere Paolo VI ho visto questa ennesima mostruosa nube. Avevo mia zia sotto braccio, la stavo aiutando ad entrare in macchina, appena dimessa dall’oncologia del Moscati di Taranto. L’abbiamo riportata a casa, a breve morirà, oggi, domani, forse domenica. Non c’è più speranza per lei, come per nessuno dei ricoverati che saturano quel reparto di disperazione e morte. In molte delle camere di degenza ci sono letti in aggiunta, non bastano quelli presenti. Nella stanza da quattro, in cui c’era lei fino a poche ore fa, avevano appena aggiunto per una giovane donna, il quinto letto. Ieri sera, ad orario visite, nei corridoi, solo lacrime, abbracci, sgomento. “E stè perdime pure a Peppino”, si dicevano i due omoni con i quali ho condiviso l’ascensore, mentre andavo via.
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